Le neviere dei colli messinesi
Sui colli che circondano Messina si possono ancora oggi trovare le tracce di antiche strutture chiamate “neviere“, testimonianze di un’ingegnosa pratica pre-industriale. Prevalentemente il ghiaccio conservato nelle neviere veniva utilizzato per preparare sorbetti e bevande fresche nel periodo estivo.
Queste strutture rappresentano un affascinante capitolo nella storia dell’adattamento umano all’ambiente e dello sfruttamento delle risorse naturali. La tecnica di conservazione della neve in pozzi sotterranei era conosciuta nel mondo arabo e si diffuse in Sicilia probabilmente durante il periodo della dominazione araba (IX-XI secolo), anche se non si hanno fonti certe. In Sicilia le neviere erano chiamate I fossi a nivi da Codda.
Ricavate lungo la fascia di crinale, a partire da quote altimetriche non inferiori ai 600/700 metri, le neviere erano essenzialmente dei pozzi circolari, scavati nel terreno, dal diametro medio di 3/8 metri, con profondità di circa 4/8 metri. Le pareti interne erano rivestite da un muro in pietra a secco (àrmacia), che permetteva un migliore isolamento termico, con gradini (scaluni), anche questi in pietra, che permettevano di giungere fino sul fondo.
Il funzionamento delle neviere seguiva un ciclo stagionale ben definito.
La produzione del ghiaccio
Durante i mesi più freddi, da dicembre a febbraio, gruppi di lavoratori specializzati, noti come “nevaioli“, salivano sui monti Peloritani per raccogliere la neve. La neve raccolta veniva trasportata alle neviere e compattata all’interno dei pozzi. Questo processo era eseguito con grande cura dai nivaroli: la neve veniva raccolta e pressata strato dopo strato. Una volta che la neve si solidificava e si trasformava in ghiaccio, i nivaroli la compattavano battendola con zappe e pale fino a renderla solida. Probabilmente, anche le acque piovane venivano deviate per essere trasformate in ghiaccio grazie all’azione delle basse temperature ambientali.
Successivamente, lo strato di ghiaccio veniva protetto e mantenuto umido: veniva rivestito con felci, foglie e fieno e poi coperto con uno strato di terra per garantire un efficace isolamento termico. Questi strati servivano a rallentare lo scioglimento del ghiaccio.
Una volta riempita, la neviera veniva sigillata con uno spesso strato di paglia e rami, e talvolta con una copertura di tegole o lastre di pietra.
Nei mesi primaverili ed estivi, il ghiaccio conservato nelle neviere veniva estratto e trasportato in città.
Da queste naturali celle frigorifere venivano tagliati dei blocchi di ghiaccio con un particolare utensile a larga lama, detto pattiggiana.
I lastri venivano trasportati a dorso di asili, muli, o cavalli sino a valle, in balate di ghiaccio da 120 a 150 kg che giungevano a destinazione avvolte generalmente in sacchi di iuta o coperte da fieno e foglie che per preservarne l’integrità.
Venivano trasportate in città, con dei carretti, e vendute a pezzi dai nivalori. I proprietari delle neviere, spesso nobili o istituzioni religiose, gestivano un commercio fiorente che coinvolgeva numerose figure professionali: dai nevaioli ai trasportatori, fino ai venditori in città.

Il ghiaccio trovava molteplici impieghi:
- Uso alimentare: Era fondamentale per la preparazione di sorbetti, gelati e bevande fresche, molto apprezzati dalla nobiltà e dalla borghesia messinese.
- Uso medico: Il ghiaccio veniva utilizzato per trattare febbri, infiammazioni e per conservare alcuni medicinali.
- Conservazione degli alimenti: Permetteva di prolungare la conservazione di cibi deperibili, in particolare il pesce.
Il commercio della neve, rimase rilevante per la prima metà del Novecento. Con l’avvento delle moderne tecniche di refrigerazione nel XX secolo, l’uso delle neviere cadde in disuso. Molte strutture furono abbandonate e col tempo caddero nell’oblio. La prima fabbrica del ghiaccio a Messina è datata 1892, la “Hamilton”, dall’omonima famiglia inglese che la possedeva. Il commercio fu regolato per secoli dal Senato messinese attraverso un regime di gabelle e dazi, da quello che fu chiamato il “Partito della neve”.
Le neviere di Messina rappresentano un esempio straordinario di come le comunità del passato sapessero adattarsi all’ambiente circostante, sfruttando in modo creativo le risorse naturali. Oggi, queste strutture non sono solo una testimonianza storica, ma anche un promemoria dell’ingegnosità umana e dell’importanza di un uso sostenibile delle risorse naturali.
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